Portus Iulius o Portus Julius (Porto Giulio in onore di Gaio Giulio Cesare Ottaviano), è stato, dal I secolo a.C. (37 a.C.) al IV secolo, un suburbio portuale della città romana di Puteoli (l'attuale Pozzuoli). Realizzato sulla costa napoletana presso il lago di Lucrino, costituiva un imponente complesso portuale esteso fino al lago d'Averno. Risparmiato dalle distruzioni operate in loco dell'eruzione del Monte Nuovo, vulcano che nel 1538 gli si è formato a ridosso verso settentrione, attualmente gli impianti risultano sommersi per effetto del bradisismo flegreo, e sono stati riscoperti solo nel 1956.
Il porto fu costruito nel 37 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa per volere di Ottaviano «facendo penetrare il mare nei laghi Lucrino e Averno» e, inizialmente, svolse la funzione di base militare navale nel corso della guerra civile contro Sesto Pompeo che avrebbe posto fine alla Repubblica Romana.
Secondo le descrizioni di Cassio Dione e Velleio Patercolo, il porto costiero offriva un naturale rifugio protetto per le navi da guerra oltre ad un ampio cantiere navale interno. Ingenti opere ingegneristiche lo collegavano, infatti, sia al lago di Lucrino, che era molto più vasto all'epoca e fungeva già da rada riparata, sia al lago d'Averno che forniva un approdo sicuro e, grazie ai boschi limitrofi, anche il legname per il cantiere navale.
Sotto la direzione dell'architetto Lucio Cocceio Aucto, il canale artificiale, già esistente e lungo 300 metri che collegava i due laghi, venne allargato a 50 metri. Fu, inoltre, creato, presso il porto, uno sbocco per il lago di Lucrino scavando il breve tratto sabbioso che lo separava dal mare.
Portus Julius possedeva un molo costiero lungo 372 metri ed edificato su archi che poggiavano su quindici piloni quadrangolari. Era difeso da una lunga diga - sulla quale passava la Via Herculea (o Via Herculanea) - che partiva dalla Punta dell'Epitaffio, presso Baia, per giungere fino a Punta Caruso, e che includeva l'ingresso al canale navigabile che conduceva al Lucrino. Il complesso militare era completato dai camminamenti sotterranei (vedi Grotta di Cocceio) commissionati da Agrippa per mettere in comunicazione sicura il lago d'Averno con il porto di Cumae, come viene descritto da Strabone nella sua Geografia.
La funzione militare del porto si esaurì una ventina d'anni dopo la costruzione a causa della bassa profondità del lago Lucrino e del parziale insabbiamento con il conseguente trasferimento della flotta a Miseno nel 12 a.C.
Portus Iulius mantenne, tuttavia, per molto tempo (fino al IV secolo) la funzione di porto commerciale. In età augustea l'insediamento portuale prosperò notevolmente estendendosi verso Pozzuoli con la costruzione di due nuovi sobborghi (vici) cittadini: il vicus Lartidianus e il vicus Annianus.
Sotto Nerone fu intrapresa la costruzione di un lunghissimo canale navigabile (fossa Neronis, parzialmente rilevato dalle fotografie aeree) che avrebbe dovuto congiungere Portus Iulius a Roma, per consentire un traffico sicuro dalle tempeste per le navi che rifornivano di grano la capitale. La costruzione del canale fu interrotta alla morte di Nerone e non venne mai completata.
Portus Iulius venne abbandonato nel IV secolo per il progressivo abbassamento della linea di costa causato dal bradisismo. Alla fine del V secolo, secondo Cassiodoro, la diga costiera era già crollata e parte del materiale lapideo della stessa era stato riutilizzato per riparare le mura di Roma. Nei secoli successivi l'arretramento della costa marina produsse la scomparsa del lago di Lucrino e il porto romano venne completamente sommerso.
Nel periodo rinascimentale, per effetto dell'eruzione che formò l'edificio vulcanico di Monte Nuovo, si ebbe un parziale sollevamento dell'area con la ricostituzione del bacino lacustre del Lucrino, per quanto molto meno esteso rispetto a quello antico.
Il porto romano venne riscoperto nel 1956 grazie alle foto aeree scattate dal pilota (e sub) militare Raimondo Bucher. Attraverso quelle foto e i rilievi subacquei effettuati, recentemente, dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici, è stato evidenziato un complesso sommerso - corrispondente al porto antico e ad un tratto della via Herculanea - che si estende per circa 10 ettari ad una profondità variabile da 2,50 a 5 metri circa.
La costa dei Campi Flegrei è sottoposta all'azione continua del bradisismo, che nel corso dei secoli ha fatto sprofondare sotto il mare ampi tratti di litorale della costa trascinando sotto il pelo dell'acqua strutture antichissime: ville, strade, porti romani, persino ambienti imperiali. Nelle acque dell'area marina protetta dei Campi Flegrei gli archeologi hanno rinvenuto anni fa un "Ninfeo", cioè un ambiente artificiale realizzato dai romani, con dei giochi d'acqua, con delle vasche, utilizzato dall'imperatore Claudio per i suoi banchetti; in seguito utilizzato, da Nerone, Traiano, Adriano e altri imperatori. Nello stesso hanno scoperto, rinvenuto anche delle statue (trasportate in un museo per il restauro) che decoravano proprio i bordi di questo "Ninfeo triclinio" al loro posto sono state messe delle copie perfette creando di conseguenza un ambiente davvero suggestivo, sempre di età romana, non visibile, non perché sepolto, ma perché sommerso.
In quest'acqua resa torbida dalle alghe appare una struttura è una strada romana si vedono ancora i basoli in connessione stanno lì da quasi 2.000 anni questa strada si trova a pochi metri di profondità.
Tanti secoli fa, qui c'erano carri, persone che passavano, chiacchieravano, urlavano; ripercorrendola si arriva al ninfeo, il ninfeo era lungo 18 metri e largo 9 ed al centro c'era una vasca attorno alla quale si posizionavano i "Triclini" cioè i letti per i banchetti e oltre lungo le pareti dentro delle nicchie oggi distrutte c'erano delle statue.
in effetti fa una certa impressione pensare che proprio qui, tutto intorno, in passato banchettarono Claudio e poi Nerone e poi Traiano e poi Adriano i più famosi imperatori di Roma proprio in questo punto più che essere sospesi nell'acqua si ha l'impressione di essere sospesi nella storia.