Portato alla luce nel 2008 attraverso una serie di campagne di scavo finanziate dalla Regione Campania, può essere considerato di particolare importanza per la rarità di questa tipologia di edificio, molto diffuso peraltro tra la Grecia e l'Asia minore, nell'Impero romano d'Occidente, fatta eccezione per lo stadio di Domiziano, oggi piazza Navona. Ubicato immediatamente ad occidente della città di Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente l'antica Via Domitiana (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente affacciato sul Golfo di Pozzuoli. Come ci informano le fonti antiche, la costruzione dello Stadio venne promossa dall'imperatore Antonino Pio per celebrare lo spirito filellenico del suo predecessore Adriano il quale, morto a Baia nel 138 d.C., era stato sepolto in un primo momento nell'area di una delle ville di Cicerone a Pozzuoli; in seguito, Antonino Pio, vinte le remore del senato, ne fece trasferire i resti a Roma ed istituì a Pozzuoli, nel luogo della prima sepoltura, giochi di tipo olimpico noti con il nome greco di Eusebeia. Lo Stadio (avente le dimensioni di circa m 300 x 70) presenta la tradizionale pianta rettangolare con uno dei lati brevi curvi (sphendone) e l'altro, riservato alla partenza degli atleti, caratterizzato da un leggero andamento curvilineo. Su questo lato – dove si sono concentrate nell'ultimo decennio del secolo scorso differenti campagne di scavo effettuate grazie ai fondi regionali– si apre un varco monumentale a doppia cortina, originariamente coperto da una volta in muratura. Quest'ingresso introduceva gli atleti direttamente alla pista ed era costituito da più archi realizzati con grossi blocchi di pietra vulcanica locale (c.d. piperno), rivestiti d'intonaco chiaro; di questi archi si conservavano in piedi soltanto i pilastri, mentre i conci, rinvenuti tutti in crollo, sono stati ricollocati nella loro posizione originaria nel corso dei recenti interventi di restauro del monumento. L'accesso agli spettatori, invece, avveniva dal fronte settentrionale filtrato da diversi avancorpi, dei quali si è potuto mettere in luce soltanto il primo ad Est, intervallati da spazi verdi. Passando attraverso di essi ci si immette in un ambulacro con pavimentazione in cocciopesto e copertura a volta composita; da qui, mediante differenti varchi (vomitoria), il pubblico accedeva ai vari settori degli spalti (cavea). Come nella maggior parte degli edifici per spettacoli antichi, anche la cavea dello Stadio di Antonino Pio era organizzata in tre parti, corrispondenti a differenti fasce di spettatori. La parte più bassa della cavea (ima), riservata a personaggi eminenti, è separata dalla pista mediante un muro di recinzione (balteus) e conserva due file di sedute in blocchi di piperno; della parte intermedia e di quella più alta della cavea (media e summa) non si conservano, invece, le gradinate che, stando ad alcune tracce messe in evidenza, non apparirebbero realizzate in piperno. Oggi il monumento appare smembrato in seguito alla realizzazione della moderna via Domiziana nel 1932, costruita nel senso della lunghezza, compromettendone l'originaria forma.
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